rock

30 anni di Sky Stone & Songs

Trent’anni di musica e un’intera città a festeggiarli di Chiara Di Vito   Una domenica che resterà nella memoria della città. Lo scorso 7 settembre dalle 13 alle 22, Lucca ha celebrato i trent’anni di Sky Stone & Songs, il negozio di dischi che ormai da tre decenni pulsa nel cuore del centro storico, trasformandosi per l’occasione in un vero e proprio palco urbano.   La vetrina del negozio si è trasformata in un piccolo palcoscenico, il marciapiede in platea: nove ore di musica senza sosta, un flusso ininterrotto che ha visto alternarsi nove tra band e musicisti tra i più rappresentativi della scena lucchese e provinciale. In ordine di apparizione: Devid Winter, Colectivo di Marco Panattoni, Solo1981, Luca Giovacchini, Moonari, C.R.P. Collettivo Rivoluzionario Protosonico, Staindubatta, Esterina e The Garden of Love.   Generi diversi, linguaggi differenti, dal cantautorato al post punk, passando per l’industrial e le sperimentazioni più ardite. Un mosaico sonoro che ha reso evidente la vitalità di un territorio e la sua gratitudine verso chi, per trent’anni, ha custodito e alimentato questa passione. Il pubblico ha risposto con entusiasmo: tantissime persone si sono accalcate in strada e hanno affollato il negozio, trasformando via Veneto in una festa collettiva. Non era solo il compleanno di un negozio di dischi: era il riconoscimento a un luogo che è diventato spazio culturale, punto di incontro, laboratorio creativo.   Il titolare René Bassani, visibilmente emozionato, lo ha raccontato così: «In questi 30 anni Sky Stone & Songs è stato (e ancora lo è), un piccolo territorio libero dove la musica incontra l’arte, la poesia, si mescola alla cultura e le storie di fanno suono. Dove succedono cose strane, dove si racconta la storia e le storie della musica che ci piace, dove si sono esposte poesie in barattoli di marmellata, viste performance tra gioco e arte contemporanea, dove si sono inventati dischi, fumetti, appesi quadri con lo scotch e perfino aperto una farmacia musicale e seppellito vinili». Un’energia che appare ancora più significativa se si pensa che, quando Sky Stone aprì, a Lucca c’erano sei negozi di dischi; oggi è rimasto solo lui, unico superstite nella città che ha dato i natali a Boccherini, Puccini e Giani Luporini.   La maratona musicale di domenica è stata dunque molto più di una festa: è stata una dichiarazione d’amore alla musica, alla città e a uno spazio che, controcorrente, continua a essere presidio culturale. Un compleanno che suona come una promessa: la storia di Sky Stone non si ferma qui.  

Piero Pelù: El Diablo è tornato !

– di Gianmarco Caselli – Si è concluso venerdì 16 maggio scorso con il tutto esaurito al Viper Theatre di Firenze Il ritorno del Diablo Tour 2025 con cui Piero Pelù ha portato sul palco una carrellata di successi e anniversari della sua carriera solista e dei Litfiba. Non sono solo i 35 anni di El Diablo: sono infatti anche i 25 di Né buoni né cattivi, i 30 di Spirito, i 40 di Desaparecido. Un vero e proprio Giubileo del Rock. E per celebrare degnamente il tutto, ad accompagnare Piero, oltre all’infaticabile Luca Martelli “Mitraglia” (batteria), Amudi Safa (chitarra) e Max Gelsi “Sigel” (basso), alle tastiere è tornato il mitico Antonio Aiazzi. Aiazzi indossa non a caso una maglietta di Eneide con sopra una camicia. Ogni volta che la tastiera è più presente, nella sala si sprigiona un’atmosfera unica che fa sognare i fan dei Litfiba. Piero è sempre Piero, che piaccia o no, ma con le cuffie per proteggere l’udito. E anzi invita (a gesti durante l’esibizione) a farle mettere anche ai più piccoli presenti allo spettacolo. Quindi, per le nuove date che sono state annunciate a partire da ottobre, se avete intenzione di portare i figli più piccoli, portate anche le cuffie antirumore.     Lo spettacolo si apre appunto con Lo spettacolo e da quel momento in poi non c’è un attimo di riposo. Si prosegue con Eroi nel vento e si toccano altri grandi successi dei Litfiba come La preda, No frontiere, El diablo e tanto ancora. Non mancano ovviamente brani della carriera solista di Pelù come Novichock o Toro Loco. L’energia che si sprigiona nella sala è feroce e gioiosa allo stesso tempo, si passa dalla rabbia allo scherzo con naturalezza, e Piero fa incetta di reggiseni che dalla platea volano sul palco. Il rocker toscano non si tiene, ne ha per tutti, soprattutto per i signori delle guerre, invoca la pace più volte, canta una emozionante versione di Istanbul dietro la bandiera della Palestina e quella del Kurdistan. Quello di Pelù è un coraggio non indifferente di questi tempi, una posizione che mantiene l’artista nell’alveo dell’impegno civile e umanitario, una missione che tanti altri rocker hanno completamente dimenticato. E per finire, tutto il gruppo, quando arriva al momento dei saluti, canta Bella ciao. E tutto il pubblico canta insieme a loro. 19/05/2025