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Gianni Maroccolo, il Sonatore di Basso

– di Gianmarco Caselli   Cosa si può dire di Gianni Maroccolo? Di tutto di più. Una vita immersa nel libero fluire della musica, quella di Maroccolo, uno dei personaggi più influenti e rappresentativi della musica alternativa italiana. Difficile definire o inquadrare Maroccolo (chiamato dagli amici anche Marok) in un ambito definito, perché è una personalità che si rinnova continuamente, non è inchiodato a stilemi che possano caratterizzarlo una volta per tutte. Forse chi può riuscirci meglio è proprio lui, e lo fa in “Memorie di un Sonatore di basso” (edito da Libri Aparte), un libro in cui racconta se stesso, le esperienze che più lo hanno segnato artisticamente arricchite con riflessioni e considerazioni di chi sembra non avere mai fatto un vero pensiero organico per la costruzione del proprio futuro.     Maroccolo pare vivere un eterno presente con la meravigliosa arte di inventarsi ogni giorno, lasciarsi fluire nel ritmo di una vita quasi panica come un elemento naturale di questo mondo. In “Memorie di un Sonatore di basso” emerge proprio questa dimensione di Marok che sottolinea più volte come anche il suo approccio alla musica sia più naturale e artigianale rispetto a tanti altri musicisti che si affidano alla tecnologia: la sua è la ricerca di un suono vivo, vissuto, non asettico, che contempli la partecipazione emotiva nell’atto della registrazione in studio evitando che la tecnologia ingabbi la cretività. Già il titolo del libro suggerisce un approccio particolare di Marok: non un bassista, ma appunto un “sonatore di basso”.   In questo libro Gianni si racconta, racconta la sua avventura prima nei Litfiba, poi nei CCCP, nei CSI e nei PGR fino alle più recenti collaborazioni. E non mancano i contributi di alcuni dei musicisti che hanno lavorato o tuttora lavorano con lui, come – per citarne alcuni – il fedele Antonio Aiazzi (storico tastierista dei Litfiba), Claudio Rocchi, Giovanni Lindo Ferretti, Giorgio Canali. Il libro ha preso anche forma di performance: “Il sonatore di basso” è un concerto con Gianni Maroccolo e Andrea Chimenti (chitarra e voce) cui noi abbiamo assistito a Santo Stefano di Magra il 5 luglio scorso nell’ambito di “Parole liberate”. Presente anche Mur Rouge che, oltre ad affiancare sul palco Chimenti e Maroccolo, ha trascritto più di cento linee di basso di Maroccolo raccolte in “Il sonatore di basso”, sempre per Libri Aparte.   Un concerto durante il quale non solo sono state eseguite musiche che hanno ripercorso la carriera artistica di Marok, ma durante il quale lo stesso “sonatore di basso” ha raccontato aneddoti e pensieri che si possono trovare anche nel libro. Dalla lettura emerge una carriera straordinaria e intensa e che talvolta  sembra quasi non essere del tutto presente nella sua importanza neppure a Maroccolo stesso che, non solo come musicista, ma anche come produttore di tantissimi gruppi, è un protagonista più che fondamentale per la musica alternativa italiana. Maroccolo è come il vento: passa, sconquassa con tranquillità ciò che incontra grazie alla propria musica e sembra non accorgersene, senza voltarsi a osservare ciò che ha lasciato dietro di sé.    

CCCP – Tour alla conclusione: cosa accadrà dopo?

– di Gianmarco Caselli –   Con la data del 27 agosto al Festival Settembre Prato è Spettacolo, organizzato da Fonderia Cultart in collaborazione con il Comune di Prato, rimane un’ultima data – a Mantova il 29 agosto – per il tour dei CCCP Fedeli alla Linea: “In fedeltà la linea c’è.”. Un tour che abbiamo seguito fin dalla sua prima epica data il 21 maggio a Bologna con quasi novemila persone ad assistere allo storico ritorno sulle piazze italiane della band simbolo del punk italiano. Una reunion preceduta dall’imponente mostra ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia sulla storia del gruppo.   Il ritorno dei CCCP, che si erano sciolti nel 1990 con quattro album all’attivo che hanno segnato indelebilmente la storia del punk italiano, è stato tanto atteso quanto incredibile.     Il tour ha avuto un successo strepitoso, e forse è andato anche oltre le previsioni del gruppo stesso, accompagnato da un merchandising notevole, nonché dalla pubblicazione di un nuovo album, Altro che nuovo nuovo: il primo live dei CCCP risalente al 1983. Quello che sicuramente ha funzionato è stato vedere sui palchi un gruppo vivo, non l’imitazione di se stesso: chi è stato ad almeno una data del tour, ha visto i CCCP, con Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur, affiatati e coinvolgenti come se non ci fosse stata una pausa lunga più di trenta anni.   La storia dopo i CCCP la conosciamo tutti: nell’ultimo disco del 1990, Epica Etica Etnica Pathos erano entrati nella formazione alcuni ex Litfiba come Gianni Maroccolo e lo storico batterista Ringo De Palma (per la cronaca sarà l’unico album dei CCCP con una batteria vera poi, ultimato l’album, Ringo purtroppo lascerà la nostra valle di lacrime) e da questa formazione “allargata” con ben otto musicisti, sciolti i CCCP, nacquero i CSI – Consorzio Suonatori Indipendenti. Con la clamorosa fuoriuscita di Zamboni e lo scioglimento dei CSI, nasceranno i PGR Per Grazia Ricevuta e, in un lancinante e inesorabile gioco al massacro di sottrazione di componenti dalla formazione, i PG3R costituiti solo da Ferretti, Maroccolo e Giorgio Canali.     In ogni caso, i CSI non erano i CCCP: questi non esistevano più dal 3 ottobre del 1990, data della riunificazione tedesca.  Un’assenza che sembrava definitiva, durata più di trenta anni e durante la quale, finiti anche i CSI e i PGR, soprattutto Zamboni e Ferretti hanno proseguito con le loro carriere soliste. A questo proposito, se vi piacciono le sonorità alla CSI, se non lo avete ancora fatto ascoltate La mia patria attuale, album solista di Zamboni del 2022, e rimarrete piacevolmente sorpresi. Non mancano le polemiche ovviamente, per i prezzi dei biglietti e del merchandising, ma del resto i CCCP sono sempre stati in grado di sollevarle, a partire da quando firmarono il contratto con la Virgin che fu sicuramente determinante nel proiettare il gruppo in un’orbita meno di nicchia ma che – allo stesso tempo – sollevava malumori fra i fan duri e puri della scena alternativa. Per non parlare, ovviamente, delle prese di posizione politiche e religiose di Ferretti. Ma del resto il punk è anche questo, provocazione: basti pensare ai Sex Pistols con Sid Vicious che ostentava la svastica, al contratto con la EMI, al Filthy Lucre Tour (il tour reunion dichiaratamente fatto a scopo di lucro). E comunque tutto ciò ha permesso di far conoscere al grande pubblico un gruppo, i CCCP, con una musica completamente nuova per il panorama musicale italiano, e unico anche per i testi e le performance di Annarella e Fatur. Sul palco la band per il tour ideato da Musiche Metropolitane è stata accompagnata da Luca Rossi, Simone Filippi, Ezio Bonicelli, Simone Beneventi e Gabriele Genta   Adesso manca la data di Mantova per chiudere il tour.   La domanda fatidica è cosa accadrà dopo.   Se da una parte molti immaginano che venga pubblicato un disco live testimonianza di questo tour, quello che tutti i fan sperano veramente è che la band non scompaia nuovamente (e definitivamente) e che riprenda la propria attività realizzando magari un nuovo album di inediti. Una speranza forse esagerata, ma a questo punto tutto è possibile.