Intervista al tenore Stefano La Colla, Calaf
di Chiara Grace Di Vito
Torna alla Deutsche Oper di Berlino la Turandot di Puccini, in un allestimento del settembre 2008, diretta questa volta dal maestro Juraj Valčuha, direttore musicale del San Carlo di Napoli dal 2016 al 2022.
Mettere in scena un’opera come Turandot – che lo stesso Puccini non riuscì a completare anche per la complessità della risoluzione del dramma alla morte di Liù – pone diverse questioni sia dal punto di vista musicale che registico. La Deutsche Oper di Berlino sceglie il finale composto da Franco Alfano, completamento commissionato dalla casa editrice Ricordi alla morte del compositore lucchese, e affida la regia all’italiano Lorenzo Fioroni.
La vicenda è ambientata in una sorta di cinema, dove il coro – rivolto verso il pubblico – osserva inerme la storia della principessa Turandot che scruta compiaciuta le teste dei prìncipi giustiziati. Un allestimento che forse eccede nell’espediente del “teatro nel teatro”, ma deciso a mettere al centro il tema della violenza che trova il suo culmine drammatico nel corpo senza vita di Liù, che nell’atto finale rimane sospeso in aria sopra la scena. La parete sullo sfondo cade e con essa il muro della principessa di ghiaccio che, travolta dalla passione per Calaf, svela finalmente il nome dello straniero: «il suo nome è Amore».
Ci è parso interessante approfondire l’opera intervistando il tenore italiano Stefano La Colla, impegnato in questa produzione nella parte di Calaf. La Colla ha studiato al Conservatorio Pietro Mascagni di Livorno e si è perfezionato sotto la guida del soprano Luciana Serra e in seguito con il baritono Carlo Meliciani. Nel 2002 ha vinto la borsa di studio presso l’Accademia d’alto Perfezionamento del Repertorio Pucciniano di Torre del Lago dove ha seguito i corsi con Magda Olivero, Katia Ricciarelli e Raina Kabaivanska. Dal 2008 si è esibito nei teatri di diverse città italiane e la sua carriera internazionale è cominciata nel 2011 proprio con la Turandot a Ratisbona.
Una messa in scena peculiare, quella della Turandot di Lorenzo Fioroni a Berlino. Com’è stato interpretare la parte di Calaf e che cosa l’ha colpita della lettura che ha dato il regista al suo personaggio?
«Personalmente trovo la regia tradizionale più affine ai miei gusti, anche perché nella tradizione c’è sempre il rispetto del compositore che non deve mai, a mio parere, passare in secondo piano. Amo le regie che entrano con delicatezza nell’universo del compositore, vero artista e “star indiscussa” dello spettacolo.
Questo non esclude una lettura nuova, purché rientri in tali parametri. Un’altra considerazione da fare è l’impegno fisico che alcune regie richiedono, magari, proprio nei momenti di massimo sforzo vocale. Noi cantanti siamo duttili e in genere abituati a tali richieste che però, talvolta, vanno contro la naturale fisiologia. Quindi ben vengano le regie moderne, a condizione che si rispetti il libretto, il compositore ed i cantanti che devono portare in scena al meglio la loro parte».
La sua carriera di tenore l’ha portata ad esibirsi nei maggiori teatri del mondo: com’è stata la sua esperienza all’Opera di Berlino rispetto ad altri teatri in cui ha lavorato?
«Cantare nei teatri lirici di tutto il mondo è davvero emozionante, poiché ogni teatro rappresenta per me un luogo sacro della lirica, che i miei idoli hanno calcato per decenni e che i compositori che più amo hanno frequentato, tra acclamazioni o fischi. Calcare queste scene è un onore che vivo con profonda gratitudine ed umiltà, perché di fronte alla musica e all’arte noi non siamo che servitori, interpreti di una magia alla quale contribuiamo, ognuno col proprio operato. Ognuno di noi svolge un ruolo durante lo spettacolo, che è portato a termine con successo grazie al lavoro di ogni suo elemento: parlo dei solisti, ma anche del direttore d’orchestra che ha il difficile compito di dirigere simultaneamente i solisti, il coro e gli orchestrali, il tutto senza scollamenti con l’aspetto scenico e registico. Parlo anche del lavoro del regista, del direttore di palcoscenico e tutte quelle figure che si occupano dell’aspetto scenico, che lavorano nell’ombra e che sono essenziali allo svolgimento dello spettacolo. In questo ogni teatro si assomiglia.
Ho avuto la fortuna di cantare alla Royal Opera House di Londra, la Scala di Milano, l’Opera Nazionale di Vienna, di Amburgo, di Berlino, di Monaco di Baviera, di Roma, di Chicago, di Sydney, di Melbourne, di Tokyo, ecc. Devo dire che la Germania è il Paese che più ho nel cuore, poiché mi ha accolto con calore e mi ha permesso di aprire la mia carriera ad una dimensione internazionale. In particolar modo devo ringraziare la Deutsche Oper di Berlino, teatro nel quale ho cantato spesso. Ogni qualvolta vengo invitato non posso che esserne felice».
TURANDOT
Dramma lirico in tre atti
Musica di GIACOMO PUCCINI, con finale di FRANCO ALFANO
Libretto di GIUSEPPE ADAMI e RENATO SIMONI
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Direttore | JURAJ VALČUHA
Regia | LORENZO FIORONI
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Personaggi e interpreti
Turandot | Zoya Tsererina
Altoum | Clemens Bieber
Calaf | Stefano La Colla
Liù | Sua Jo
Timur | Andrew Harris
Ping | Joel Allison
Pang | Gideon Poppe
Pong | Ya-Chung Huang
Un mandarino | Byung Gil Kim
Prima voce | Gyumi Park
Seconda voce | Seungeun Oh
Coro | Chor der Deutschen Oper Berlin
Coro dei bambini | Kinderchor der Deutschen Oper Berlin
Orchestra | Orchester der Deutschen Oper Berlin
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La prima rappresentazione alla Deutsche Oper Berlin di questo allestimento si è tenuta il 13 settembre 2008.