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Siberia compie 40 anni – I Diaframma lo celebrano con un tour di più di trenta date

– di Gianmarco Caselli – I Diaframma di Federico Fiumani hanno infiammato il Caracol di Pisa il 15 novembre scorso con una serata del tour celebrativo dei 40 anni di “Siberia”, il primo album della storica band fiorentina. Un tour agli inizi – quella del Caracol era solo la terza data – che ha in calendario più di trenta date e che si concluderà ad aprile del 2025. Era giusto e doveroso celebrare l’anniversario di un album fondamentale per la new wave italiana, classificato al settimo posto dei “100 dischi italiani più belli di sempre”, secondo la rivista Rolling Stone Italia. Prima del concerto abbiamo scambiato alcune veloci battute con un disponibilissimo Fiumani. Sei contento di questo tour? La risposta da parte del pubblico è positiva? Sì, c’è sempre bisogno del riscontro con il pubblico e già in queste primissime date vedo una bella risposta, una forte energia. Come senti Siberia oggi? Noi siamo stati espressione di un periodo particolare, gli anni ’80. È una musica che rispecchia quegli anni. Non credi che l’ondata revival anni ’80 di questo periodo sia da collegare agli eventi storici e sociali attuali  che in parte sono molto simili ad allora? In parte, certamente. Penso che non sia un caso che I Cure siano tornati con un album che si ricollega a Disintegration e che sia balzato in cima alle classifiche. Lo hai ascoltato? Ho fatto un ascolto e devo ascoltarlo ancora bene ma mi pare molto bello. Hai qualcuno in particolare che credi interpreti musicalmente questo periodo che stiamo vivendo? Credo che la realtà musicale giovanile lo stia interpretando molto bene. Dovendo indicare qualcuno in particolare, sicuramente Blixa Bargeld e Teho Teardo, anche se non rientrano fra i giovanissimi. Fiumani è in ottima forma, con capelli verdi e chitarra dello stesso colore (“L’ho comprata perché fa pandan con i capelli”, dice scherzando con il pubblico fra una canzone e l’altra), ripercorre durante la serata i brani di Siberia ma ovviamente anche degli altri album. E quello che ne viene fuori è un concerto immersivo nel sound dei Diaframma con una sala piena e entusiasta che non ha mai smesso di ballare. Il sound è inevitabilmente quello degli anni ’80, le musiche sono quelle, ma tutto appare davvero attuale, assolutamente non datato. La voce e la chitarra di Fiumani, affiancato da giovani e validi musicisti, sono immediate, energiche e sprigionano una “gioia improvvisa” che coinvolge inevitabilmente il pubblico. Alla fine del concerto Fiumani si è prestato per fare foto con i fan e firmare autografi. A questo proposito vi consigliamo di comprare il vinile di “Siberia” in edizione speciale per l’anniversario: vinile rosa + Cd contenente “Siberia e “Live in Modena ’85” + poster 50×70 del Siberia Tour ’85 e un Maxi Booklet di 16 pagine.      

I CCCP infiammano Bologna

– di Gianmarco Caselli – I CCCP Fedeli alla linea di nuovo insieme sul palco in Piazza Maggiore a Bologna. Chi era presente in quella piazza martedì 21 maggio sa di avere partecipato a uno spettacolo unico, indimenticabile e potrà dire un giorno: io c’ero. Una piazza gremita all’inverosimile, quasi novemila persone, accorse per assistere a un evento a dir poco storico per la musica italiana. Non si tratta infatti “solo” della riunione del gruppo simbolo del punk italiano, ma anche della prima data del tour nella penisola e, cosa assolutamente non secondaria, si è tenuto a Bologna (cosa non indifferente essendo i CCCP un gruppo punk emiliano). Un’emozione che lascia quasi sconvolti pervade il pubblico quando sul palco salgono i quattro CCCP: Massimo Zamboni, Giovanni Lindo Ferretti, Danilo Fatur, Annarella Giudici. Difficile dire se il tempo si è fermato o ha ripreso a muoversi. Una sensazione ovviamente ancor più forte di quella che abbiamo potuto provare visitando la mostra “Felicitazioni” a Reggio Emilia. Di certo, per chi ha minimo una quarantina di anni, si tratta di una sensazione strana, stranissima. Da un lato è ovviamente fantastico, soprattutto per chi è cresciuto con la musica dei CCCP e magari li ha visti suonare, rivederli insieme, rivivere quelle emozioni. Però è anche straniante soprattutto sentire certi testi in un contesto storico culturale completamente diverso. Quando la band attacca con “Depressione caspica” il pubblico realizza che tutto è vero, i CCCP stanno suonando di nuovo insieme. E dal secondo brano, “Rozzemilia”, si scatena l’inferno con un pogo che non si placa quasi mai dall’inizio alla fine del concerto.     Ferretti si è sbarbato, non ci sono più i baffoni con cui lo vedevamo negli ultimi tempi e questo particolare ci fa credere ancor più di essere tornati ai vecchi tempi; canta per la maggior parte del concerto con le mani in tasca, spesso con gli occhi chiusi: la tensione per un evento del genere è palpabile, sembra sciogliersi con mezzi sorrisi solo quando, un paio di volte, Annarella va da lui per fargli una carezza o per offrirgli una sigaretta. Anche Fatur a un certo punto gli dà una pacca. Zamboni è più a suo agio, si diverte sul palco e si vede; quando poi prende il microfono e si mette a cantare Kebabträume dei DAF saltellando, esprime tutta la sua voglia e la sua felicità di avere di nuovo i CCCP riuniti. Il sorriso è costantemente stampato sulla sua faccia.La chitarra di Zamboni è perfetta, il sound è quello che i fan vogliono, quello originario della band, anche quando le musiche vengono presentate in vesti nuove, in rielaborazioni. Annarella cambia più volte personaggio, ora vestita in un burka, ora avvolta nel tricolore italiano, ora con la bandiera del PCI, e corre imperturbabile alternando il tutto a brevi letture. E che brividi sentirla introdurre, urlando, “Emilia paranoica”; che emozione lancinante quando tira il suo grido a “bombardieri su Beirut.” Fatur è semplicemente meraviglioso:  sfodera il suo fisico che non è propriamente scultoreo come una volta, e interagisce con il pubblico anche con espressioni facciali che solo quelli nelle prime file come noi – nonostante il pogo allucinante – hanno avuto la fortuna di ammirare nella sua interezza.     Ferretti si rivolge direttamente al pubblico solo nel finale quando esprime, a nome del gruppo, il proprio piacere di essere lì, con una sua tipica, breve risata rilassata e liberatoria. Sono quasi una trentina i brani che sono stati eseguiti per più di due ore di concerto. Un’immersione surreale e allucinante. Se ne esce sconvolti e consapevoli che non tutto è finito, un’esperienza che va oltre il concerto, un rito ancestrale che ci fa sentire che una parte di Italia ancora c’è, e chi era presente sa di farne parte. Forse alcuni di noi realizzeranno solo in questi giorni di avere partecipato a qualcosa di epico. E ora i fan si augurano di vedere presto il vinile e il dvd di questa serata.