Kraftwerk

Kraftwerk: la band che ha visto il futuro

– di Gianmarco Caselli –

New visual Extravaganza: i Kraftwerk hanno portato il loro nuovo spettacolo in due date italiane. A Firenze un blackout interrompe lo show a pochi minuti dalla fine e i Robots si manifestano in tutta la loro umanità.

New Visual Extravaganza è il nuovo spettacolo dei Kfraftwerk che è andato in scena in due date italiane, una a Firenze il 7 luglio e una a Genova l’8 luglio. Siamo andati alla prima che si è tenuta all’Anfiteatro delle Cascine Ernesto De Pascale nell’ambito dello spazio estivo Ultravox Firenze. I maestri della musica elettronica non deludono mai ed è sempre emozionante assistere a una loro esibizione. Tuttavia tornare a vedere le immagini sullo schermo, anche se con proiezioni su ledwall invece che su schermo (piccolo per i nostri gusti), è un po’ un passo indietro dal punto di vista emotivo dopo avere assistito al tour in 3D. Da una band all’avanguardia come la loro, ci saremmo aspettati qualcosa di ulteriormente innovativo e spettacolare.

Certo è che ogni volta che si assiste a uno spettacolo dei Kraftwerk si realizza immediatamente che già a fine anni ’70 e inizio ’80 la loro, effettivamente, era la musica del futuro. Sembra quasi impossibile pensare che possano avere fatto una musica del genere in quegli anni: verrebbe da pensare a viaggiatori del tempo che hanno visto il futuro e sono venuti a proporcelo in anticipo di un bel po’ di anni.

E la cosa incredibile è che la loro musica lo è ancora nel futuro, e viene da sorridere e da sgomentarsi a fare il confronto con la piattezza di gran parte della musica elettronica di oggi. I Kraftwerk riescono a rinnovare e a essere sempre a un passo avanti. Nonostante il gruppo non proponga nuova musica da una ventina di anni, l’esecuzione dei brani viene proposta nelle varie produzioni in nuove forme, potremmo dire con nuovi arrangiamenti, che rendono il loro repertorio fantascientifico più che attuale.

Gli ex membri

La band di Düsseldorf si presenta come sempre con i quattro componenti in tute con linee luminose a led anche se della formazione storica è rimasto solo Ralf Hütter.

Per quel che riguarda gli ex membri, Wolfgang Flür e Karl Bartos, una volta usciti dalla band, erano rimasti in contatto. Poi Bartos ebbe modo di incontrarsi con Florian Schneider. Schneider era stato il fondatore del gruppo insieme a Hütter, ma anche lui aveva lasciato il gruppo nel 2008. Dopo questo incontro Bartos e Flür a quanto pare carezzarono l’idea di ricostituire la band insieme a Schneider, ma la sopraggiunta dipartita di quest’ultimo nel 2020 renderà purtroppo impossibile la reunion.  

Karl Bartos, tastierista del gruppo dal 1974 al 1990, in un’intervista concessa al Financial Times del 2022, ha attaccato la band attuale affermando che essa non suona più veramente dal vivo e che i suoi membri si limitano a premere pulsanti per riprodurre la musica. Una affermazione che può essere tuttavia molto discutibile dal momento che è impossibile vedere come i Kraftwerk agiscano effettivamente sugli strumenti nelle loro esibizioni dal vivo.





Lo spettacolo

A proposito delle affermazioni di Bartos, in questa data cui abbiamo assistito ci sono poi parecchi passaggi con piccole sbavature, addirittura nella parte finale il labiale della faccia robotica pronuncia “Music non stop” fuori sincro. Se da un lato questo rende meno perfetta l’esecuzione, dall’altra offre il brivido dell’esecuzione dal vivo. Ma non è dato sapere se invece fossero errori voluti. E ci sarebbe da crederlo vista la perfezione assoluta della band in tutti i suoi concerti.

Lo spettacolo si apre con la trascinante Numbers seguita da Computer world per poi proseguire con It’s More Fun to Computer e Home Computer, ma è con la trascinante Spacelab che si scatena l’entusiasmo quando si vede la navicella spaziale atterrare nel Teatro delle Cascine. È comunque uno spettacolo immersivo, non si può non rimanere intrappolati e trascinati nell’universo elettronico dei Kraftwerk, una macchina perfetta in cui ci si sente intrappolati e senza via di fuga. Con Radioactivity e con Tour de France il pubblico è letteralmente catturato dalla musica e dai video della band tedesca che prosegue poi con altri grandi classici: Trans Europe Express è incredibile e The Robots è stupenda e letteralmente inquietante. E quando nel finale, proprio su Boing Boom Tschak / Techno Pop / Music Non Stop siamo rapiti e trascinati nell’universo non-stop della musica elettronica, ecco che accade l’impensabile: un blackout interrompe lo spettacolo. La musica si stoppa, i video si spengono, l’anfiteatro sprofonda nel buio e le uniche luci restano quelle dei led dei costumi dei Kraftwerk sul palco.

Ralf e soci si guardano, i “robot” appaiono spersi nella loro inaspettata umanità. Gran parte del pubblico pensa che il blackout sia parte dello spettacolo e si aspetta che improvvisamente riparta tutto con Music non stop. Ma così non è. Per alcuni minuti i Kraftwerk cercano di capire cosa fare. L’apoteosi è quando qualcuno dal pubblico, urlando fra gli applausi di incoraggiamento alla band, suggerisce di proseguire in acustico.

Alla fine i robot se ne vanno. Ralf però, quando gli altri sono già usciti, prima di andarsene si sposta sul proscenio per farsi sentire dal pubblico sotto il palco (il microfono ovviamente non funziona mancando la corrente) per ringraziare dopo avere allargato le braccia come per dire che non sa cosa sia accaduto e che comunque lo spettacolo è finito. Grande Ralf. Un gesto non dovuto, che sicuramente non è in linea con l’estetica robotica dello show e che dimostra la grande umanità e il grande rispetto che Ralf ha per il suo pubblico.

Poi se ne va. Per fortuna le luci a led dei vestiti possono illuminare bene la buia strada del ritorno verso i camerini.  

Chissà se i Kraftwerk utilizzeranno questo incidente come spunto per terminare i loro prossimi show.